UN'ARCHITETTURA DIMENTICATA
Recuperare la memoria di un'opera dell'architetto Marcello D'Olivo a Trieste

Progetto di restauro e rifunzionalizzazione dell'edificio per Spogliatoi e mensa della Fabbrica Macchine Sant'Andrea a Trieste, di Marcello D'Olivo.

  • 2020

  • 2.500 mq circa

  • 6.000 mq, su quattro livelli

  • Arch. Andrea Maserati e Arch. Caterina Driutti

Progetto di restauro e rifunzionalizzazione dell'edificio per Spogliatoi e mensa della Fabbrica Macchine Sant'Andrea a Trieste, di Marcello D'Olivo.

Il progetto

Il progetto di restauro e rifunzionalizzazione dell’edificio progettato negli anni '50 dall’architetto udinese Marcello D’Olivo si inserisce in un contesto di grande rilevanza storica industriale: l’area della Fabbrica Macchine Sant’Andrea a Trieste, un sito che ha rappresentato per oltre un secolo il cuore della cantieristica nautica della città. L’edificio, abbandonato dagli anni '70, risulta rilevante sia per la sua particolare morfologia, sia per il suo ruolo originario come punto di accesso e centro servizi per l’imponente complesso industriale. Con una superficie di 6.000 metri quadri distribuiti su quattro livelli, l’edificio è stato concepito per accogliere circa 2.000 operai, offrendo spogliatoi, servizi igienici, cucine e mensa. La sua forma, articolata in due esagoni connessi, e l'utilizzo del modulo esagonale in pianta, riflettono un’influenza di origini wrightiane, rappresentando una scelta audace e innovativa per l’epoca. Questo modulo esagonale, reinterpretato da D’Olivo, non è solo un espediente compositivo, ma denota la volontà di combinare espressività architettonica, funzionalità e tecnica strutturale. Il telaio in calcestruzzo armato, i tamponamenti in laterizio faccia a vista e le ampie vetrate conferiscono all’edificio una forza materica e una trasparenza visiva che dialogano con l’ambiente circostante. 

Questo intervento rappresenta una sintesi tra conservazione e rinnovamento. Restituire alla città un edificio che rischiava di scomparire significa non solo preservare un’importante testimonianza del Moderno, ma anche creare nuove opportunità per la comunità, trasformando un simbolo dell’industrializzazione in un motore di rigenerazione urbana e culturale. Il progetto non è solo un esercizio di restauro architettonico, ma una riflessione profonda sul valore del patrimonio industriale e sulla sua capacità di generare nuove energie all’interno della città contemporanea.

Tale progetto è stato punto di partenza per lo sviluppo di una pubblicazione in merito ai temi della salvaguardia e del restauro del Moderno:
Alessandra Biasi, La fabbrica per spogliatoi e mensa di Marcello D'Olivo – Fra oblio e salvaguardia, con scritti di Caterina Driutti e Andrea Maserati, ed. Franco Angeli, Milano, 2022.

Il progetto di intervento si pone come un’operazione di salvataggio e al contempo di rilancio dell’edificio, che rischia di cadere in rovina. L’obiettivo principale è restituire l’immobile alla collettività, introducendo nuove funzioni che possano attrarre sia la popolazione locale sia investitori, innescando un processo di rigenerazione urbana e culturale. L’edificio sarà trasformato in un hub multifunzionale, con spazi espositivi, coworking e aree aperte alla comunità, in sinergia con il vicino polo sportivo. Il progetto affronta temi cruciali nel dibattito architettonico contemporaneo: il restauro del Moderno, una disciplina che sta acquisendo sempre più importanza nella conservazione del patrimonio del Novecento; il riuso degli edifici industriali, che pone la questione di come recuperare strutture nate per servire un’industria ormai scomparsa; e infine, il confronto tra l’eredità del Moderno e le esigenze del Contemporaneo, un dialogo che può arricchire l’architettura e l’urbanistica delle città in trasformazione. 

Dal punto di vista tecnico e strutturale, il progetto prevede un accurato consolidamento delle strutture esistenti, che permette di garantire la sicurezza e la durabilità dell’edificio nel tempo. La modifica dei solai esistenti con la creazione di doppie altezze è un intervento mirato a rispondere alle nuove esigenze funzionali, offrendo al contempo una rilettura delle geometrie originali ideate da D’Olivo stesso. Questa scelta progettuale consente di esaltare il particolare sistema strutturale esagonale, rendendo più leggibile e apprezzabile l’idea compositiva dell’architetto. Il mantenimento dell’impianto originario e dell’aspetto formale dell’edificio non ha impedito una sua rilettura in chiave contemporanea. L’utilizzo di arredi fissi e pannellature mobili è stato studiato per mantenere intatto il rapporto visivo tra interno ed esterno, valorizzando le grandi vetrate che collegano l’edificio al paesaggio circostante. Questo approccio permette di attribuire all’edificio leggerezza e trasparenza, trasformandolo in un polo attrattivo senza tradire lo spirito con cui era stato concepito.

Progetto: Arch. Andrea Maserati e Arch. Caterina Driutti
Elaborazioni grafiche: Arch. Caterina Driutti
Fotografie: Massimo Crivellari

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